L'approccio al termine "traducibilità" è stato
svolto principalmente su due livelli. (1.3, 1.4/5, 4.1)
Il primo, letterale (1.2), prende forma attingendo dalla visione
del filosofo tedesco Walter Benjamin (3.3) che si palesa nel saggio "il
compito del traduttore". Questo fa vedere come un buon traduttore
debba saper esprimere l'essenza inafferrabile dell'opera tradotta, ovvero
essere egli stesso poeta e scrittore. Più in generale, si vede come, attraverso
la letteratura, vari autori definiscano il modus operandi della figura del
traduttore: è il caso di Cicerone nel suo Libellum de optimo genere oratorum (3.1),
di Pennac in Ecco la storia (8.3) e del post di Francesca Diano riguardo, appunto,
l'arte del tradurre (7.2).
Un'applicazione pratica di queste concezioni si ritrova
nella traduzione della poesia cimitero
marino (2.1/2/3) nonché nella poliglotta complutense
di stampo più classico (8.4). In altri ambiti si possono osservare riferimenti alla
traducibilità in maniera meno diretta: è il caso della capacità di Hal 9000 di
tradurre il labiale nel film di Kubrik (5.1/2); della figura dell'interprete come figura professionale e analizzata
nel film "the interpreter"(8.1, 8.6); un incontro tra dialetto e linguaggio
nazionale trattato da Repubblica (7.1) fino a sconfinare nella satira col problema
della traducibilità intergenerazionale. (4.2)
Tuttavia, se una simile visione della traducibilità soddisfa
le esigenze dell'arte, altrettanto non fa in ambito scientifico. Le scienze (7.3) richiedono un'universalità esatta: che in nessun caso si presti ad
interpretazione. Ancora più assoluto è infine il linguaggio macchina: non sono stati
pochi, infatti i tentativi di creare algoritmi per tradurre. Se da un lato ha
creato diversi dispositivi hardware e software utili dall'altro hanno
confermato l'impossibilità di prescindere dal "traduttore" di
Benjamin per ovvi motivi (3.2, 4.3, 6.1, 6.2, 8.5).
Il secondo livello analizza il termine in senso lato. La
traducibilità intesa come incontro tra mondi diversi (3.4): dalla contrapposizione
tra es e io; al fenomeno dell'emigrazione (8.2); all'incontro tra credenza popolare e
scienza per finire nell'incontro tra culture in ambito culinario (3.5) e non (2.1/2/3).